Sibelius e Verdi (Luigi).5
di Luigi Verdi
Tra vecchie musicassette destinate al macero (oggi si trova tutto online, di qualità migliore) ho trovato alcune registrazioni radiofoniche di composizioni di Sibelius, tra cui: Il bardo (cassetta 610), Kullervo (cassetta 634), N’etatit qu’un rêve, lirica op. 37 n. 4 (cassetta 695), quest’ultima eseguita da “Elena Vassilieva soprano e Jacques Schab pianoforte”; questa lirica faceva parte del programma Le scuole nazionali tra ’800 e ’900: Finlandia, che comprendeva anche la Sinfonia in la maggiore n. 3 di Leevi Madetoja e il Concerto per flauto e orchestra di Einar Englund. Di altri brani registrati non ricordavo l’esistenza, ad esempio Svanevit (Cigno bianco) o Rakastava (L’amante). Negli anni Ottanta registravo spesso da radio o filodiffusione senza riportare i nomi degli esecutori: mi interessava solo la musica e non chi la eseguiva. Per trovare i nomi degli esecutori bisognebbe riascoltare le cassette con l’annuncio dello speaker radiofonico ma non ho più la possibilità di farlo; molte di queste musicassette non le ho mai riascoltate.
Tra le registrazioni radiofoniche, c’era quella di En Saga: in questo poema sinfonico vari temi rimanevano impressi; alcuni avevano inequivocabilmente carattere russo, ad esempio:
e nel 1892 Sibelius subiva certamente l’influenza russa, visto che la Finlandia faceva parte dell’Impero. Un altro tema, ripetuto molte volte, sembrava una canzone napoletana:
Questo tema aveva qualcosa in comune con Fenesta ca lucive, quel canto popolare napoletano attribuito a Vincenzo Bellini ma di origine più antica. Fu pubblicato col titolo Fenesta che lucivi nel 1842 da Girard a Napoli, come un brano originale composto nel 1840 da Guglielmo Cottrau. Curiosamente, il tema si trova anche nella Moldàva di Smetana (1874), simile al canto popolare boemo Kočka Leze Dírou, espressione che significa all’incirca “il gatto passa attraverso un varco”. Lo stesso tema (in modo napolitano) è nel II movimento del Concerto per pianoforte, coro maschile e orchestra op.39 di Ferruccio Busoni (1904). Molte melodie popolari sono simili a questa, varianti di proposta e risposta in girotondo, con frase ripetuta due volte, in tonalità maggiore o minore.
Una melodia analoga si trova anche nella Sinfonia n.7 di Sibelius, che è agli antipodi di En Saga nell’itinerario creativo del compositore finlandese. Ciò potrebbe indurre a credere che Sibelius avesse utilizzato elementi melodici simili nell’arco di molti anni. Nelle ultime composizioni di Sibelius vi sono molti elementi nuovi talora coesistenti con altri del passato. Si vedano le scale cromatiche su accordi di sesta aumentata, dal particolare carattere naturalistico-evocativo (venti, onde…), quali si ascoltano in La Tempesta, Tapiola e altri brani degli anni Venti.
Tornando a En Saga, alcuni elementi musicali ‘magici’ sembravano ritrovarsi nella musica di Jerry Goldsmith per il film Legend (Ridley Scott 1985), dove la terra è sprofondata in una sorta di oscuro inverno perenne. Un titolo inglese di En Saga di Sibelius è appunto A Legend e non sorprende che Goldsmith possa esserne stato ispirato (En Saga è svedese, in finlandese Satu, in italiano Fiaba). Il fascino della musica di Sibelius è certo alimentato da una componente ‘magica naturalistica’ costantemente evocata. Che la Finlandia e in generale il paesaggio nordico siano adatti a evocare atmosfere magiche è ben noto; la magìa evoca meglio il Nord piuttosto che il Sud (o forse il freddo rispetto al caldo). Altro elemento saliente in En Saga di Sibelius era la ripetitività: lunghe sezioni si ripetevano in una sorta di ‘copia e incolla’ quasi ossessivo; questo modo di comporre contrastava con quello che s’insegnava in conservatorio negli anni Ottanta del Novecento: cioè che era meglio evitare troppe ripetizioni. La ‘non ripetizione’ costituiva quasi un obbligo per la composizione ‘d’avanguardia’, estendendo la sua influenza per un certo periodo e provocando la reazione opposta e contraria del ‘minimalismo’.
Ci fu un periodo in cui la collocazione di Sibelius nella ‘storia della musica’ cominciò ad essere messa in discussione. Se dall’inizio del Novecento la comoda etichetta di ‘scuola nazionale’ sembrava calzargli a pennello, alla fine del secolo vi fu un cambiamento di prospettiva. Una certa incertezza riguardo la collocazione di Sibelius nella storia della musica lo ha reso col tempo sempre più attuale, mettendo in secondo piano la sua appartenenza a una scuola nazionale a favore piuttosto di una scuola ‘internazionale’.
(continua…)